Cinelli, Rez. Vera Amicitia
Konzepte von Freundschaft in der Renaissance
Gianluca Cinelli (Rez. zu Vera Amicitia. Classical Notions of Friendship in Renaissance Thought and Culture. Hg. von Patrizia Piredda und Matthias Roick, Oxford, Peter Lang, 2021. 288 S.)
L’amicizia è una struttura fondamentale della socialità umana, un legame che può superare schemi e pregiudizi, età e genere. In un certo senso, tutti sanno che cos’è l’amicizia, ma quando cerchiamo di coglierne una definizione stabile e universale, parole e concetti sembrano insufficienti a spiegarne la natura. Come scrive Piredda nell’introduzione, “la nozione di amicizia, come tutte le nozioni, comprende una vasta gamma di significati diversi, alcuni dei quali sono rimasti stabili nei secoli, mentre altri sono cambiati, sono scomparsi o sono emersi di volta in volta. La mobilità di questi significati dipende da come ci riferiamo alla nozione di amicizia nei diversi contesti e da come reagiamo ai cambiamenti nelle prospettive sociali, politiche e culturali” (Introduction, p. 1, traduzione mia).
Vera Amicitia è un’esplorazione delle sfaccettature che questa nozione ha assunto nell’Europa rinascimentale. Perché il Rinascimento? La risposta la suggerisce l’altro editore, Matthias Roick, il quale spiega che “la nozione di amicizia è uno dei cardini centrali del pensiero morale e politico rinascimentale. […] Certo, questi rapporti e questi legami servono a scopi diversi e si manifestano in forme molto diverse nel tempo e nello spazio”, in quanto “nuovi tipi di aristocrazia e cultura di corte hanno reso necessario riflettere sulle mutate forme di socialità” (Preface, p. xi, traduzione mia).
Il libro si compone di 8 capitoli, ognuno dei quali mette in luce i modi in cui diversi autori del Cinquecento e del Seicento, tra cui filosofi, filologi, politici, poeti, ecc., si sono appropriati dei paradigmi greci e latini dell’amicizia, da un lato, applicandoli comprendere il proprio contesto sociale e politico mentre, d’altra parte, creavano nuovi paradigmi di amicizia sia nella sfera pubblica che in quella privata. Gli otto capitoli esplorano le molte sfaccettature dell’amicizia come il parlare sinceramente (parrhēsia), l’adulazione, la giustizia, l’amore, il piacere, l’utilità, la virtù, la buona vita e la verità; ed esplorano il modo in cui autori del Rinascimento come Machiavelli (Stefano Saracino), Montaigne (Sara Diaco), Thomas More (Patrizia Piredda), Erasmo, Juan de Mariana e Feliciano Silvestri (Cecilia Asso), Johannes Caselius (Clemens Cornelius Brinkmann), i membri della Fruchtbringende Gesellschaft (Gabriele Ball), gli incisori di emblemi (Valeria Butera) e i compilatori di commentari scolastici di Aristotele (Roick) hanno ricevuto ed elaborato l’eredità di filosofi e autori antichi come Platone, Aristotele, Epicuro, Plutarco, Cicerone e Seneca. La scelta degli autori e dei generi mescola alcuni classici con opere e contesti meno noti, fornendo così una visione molto penetrante della pervasività dell’amicizia nel pensiero e nella cultura del Rinascimento, compresi i circoli ristretti di cortigiani e le società degli eruditi.
La prospettiva dell’amicizia privata e pubblica è un tema attuale perché di solito tendiamo ad attribuire all’amicizia un ruolo nel plasmare e arricchire la nostra vita privata, ma spesso dimentichiamo che così non era in passato, quando le linee di confine tra pubblico e privato erano delineate in modo molto diverso. Anche oggi, in fondo, l’amicizia è un concetto che ricorre spesso nel discorso politico e nella comunicazione pubblica: amicizia tra le nazioni e tra i popoli, amicizia nel comunicare a pubblici e utenti diversi, amicizia nell’adattare le pratiche sociali a diversi gruppi. Il rapporto fra pubblico e privato sembra essere uno dei fili rossi che legano le varie parti di questo libro di grande pregio e tra i vari aspetti uno in particolare interessa alla maggior parte degli autori: la differenza tra l’amico e l’“adulatore”. Nell’introduzione si legge che il contrario del “vero” amico non è il nemico ma proprio l’adulatore, che è “mascherato e subdolo” e anche pericoloso “perché impedisce all’amico ingannato di conoscere veramente se stesso” (Introduction, p. 9, traduzione mia).
Questa osservazione suggerisce due considerazioni, che vengono prontamente affrontate dai curatori: la prima riguarda le nozioni di “verità” e di “vera amicizia”, mutuate dai filosofi greci attraverso il filtro di pensatori romani come Cicerone e Seneca. L’amicizia falsa, in tale prospettiva, va intesa come una forma di amicizia “ingiusta” e “scorretta”, non il contrario della vera amicizia ma piuttosto la sua distorsione, come è il caso dell’adulatore ingiusto e ingannevole. La seconda considerazione è di grande attualità, perché l’amicizia nella sfera pubblica e politica rimane fondamentalmente affetta dagli stessi problemi che esistevano nel Rinascimento, ovvero il nepotismo, la corruzione e il clientelismo che affliggevano i le corti. Si potrebbe facilmente applicare una tale affermazione ai nostri mondi moderni, che differiscono da quelli dell’Ancien Régime solo perché in quest’ultimo il privilegio, i diritti di nascita, l’ingiustizia e la disuguaglianza razziale, di genere e sociale erano pubblicamente esposti e comunemente accettati come qualcosa di naturale e necessario, mentre oggi li denunciamo come aberrazioni morali. Ciò significa che anche riflettere sul rapporto tra amicizia e adulazione nel Rinascimento permette di comprendere qualcosa sul nostro tempo e la nostra cultura.
Vera amicitia, quindi, è un libro prezioso che fornisce allo studioso del Rinascimento europeo un’analisi approfondita del ruolo centrale dell’amicizia come nozione baricentrica della cultura di corte di quel tempo. E così facendo, vorrei aggiungere, compie anche un interessante tentativo di esplorare quel campo della conoscenza che Foucault chiamava “archeologia del sapere”, ovvero l’indagine su quanto profondamente i nostri concetti, presupposti e pregiudizi si radichino nel Rinascimento, che rappresenta, in fondo, la giovinezza della civiltà occidentale contemporanea.
Bild: Ausschnitt aus Raffaello, La scuola di Atene (1510/11), gemeinfrei